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Hip Hop d’argento per l’Italia, Francesco e Lorenzo nella storia della FIDS

Hanno 19 anni ma l’età anagrafica non conta. Conta che da atleti caparbi, sensibili, spigliati e sono vicecampioni europei disciplina Hip Hop categoria Duo Adults. Sono Francesco Meucci e Lorenzo Martelli, livornesi doc. All’Europeo di Rimini hanno vinto un argento fatto di talento, cuore ed energia.   

Un argento pieno di grinta?

Francesco: Assolutamente sì. Veniamo già da esperienze internazionali, al Mondiale in Polonia abbiamo raggiunto il quarto posto. Avevamo l’intenzione di arrivare in finale ma ci è sfuggita per poco. Qui ce l’abbiamo fatta, ci siamo ripresi quello che avevamo perso per un soffio.

Lorenzo: È stato fantastico! Abbiamo vinto l’argento in casa nostra, abbiamo vinto in Italia, è stata un’emozione doppia.  Poi io e Francesco balliamo insieme da 4 anni e questo risultato ci ripaga dei nostri sacrifici.

Perché l’Hip Hop?

L: Prima di fare Hip Hop ho fatto altre discipline: boxe, judo e taekwondo, sport che mi hanno preparato fisicamente. Ad un certo punto ho lasciato tutto perché non ho sentito più quel mondo. La lotta non faceva più per me. Per caso un giorno davanti ad una pizzeria ho sentito un brano e il mio corpo si è mosso da solo, anche se non conoscevo nessun passo, il corpo mi ha parlato. Ho iniziato e mi sono reso conto che era quello che avevo cercato da sempre, la musica e il ballo. Sono stati e sono un anestetico dell’anima. Momenti belli, brutti, delusioni o aspettative tutte le emozioni che quotidianamente fanno parte della vita, di ognuno di noi, attraverso il ballo riuscivo ad incanalarle e mi sentivo bene, libero. E ancora adesso è così.

F: Ho avuto degli input esterni da sempre. Mia mamma fa la musicista, ascoltavo musica già prima di nascere. Avevo capito, fin da piccolo, che la danza avrebbe fatto parte della mia vita. Il primo vero approccio con questo mondo l’ho avuto andando ad un corso con un mio amico. Io sono ancora qui, il mio amico fa tennis. Mi innamorai dell’Hip Hop. La danza è uno sport singolare: unisce la parte artistica a quella atletica. Le rende uniche, le unisce in solo corpo sotto tutti i punti di vista.

Un pieno di emozioni, insomma?

F. Per me è come se vivessi un blackout totale. Mi si chiudono quasi gli occhi, sono un tutt’uno con la musica. Sento che il mio corpo è uno strumento, fa da tramite fra la musica e il ballo, quello che esce è energia che la musica trasforma in emozioni che si riversano in pista. È una fiamma viva, che arde ogni giorno.

L. La danza per me è come prendere a pugni un sacco da box quando sei arrabbiato, con tutta la forza che hai, però quando guardi le mani vedi che le nocche non sono livide o gonfie ma senti invece la tua felicità e l’emozione della gente. Lasci la lotta per abbracciare arte e emozione.

Un consiglio per chi volesse avvicinarsi a questo sport?

F. Quando ho iniziato avevo 10 anni e avevo l’argento vivo addosso. Se un ragazzo prova le stesse cose quando sente la musica gli consiglierei di andare e provare. Se hai difficoltà ad esternare il tuo io, la danza potrebbe essere il giusto mezzo per farlo emergere. Potrebbe diventare una sorta di medicina per il corpo e per lo spirito.

L. Io invece ho iniziato a 11 anni. Mi ha dato e mi dà una spinta a superare le difficoltà: dolori personali, pesantezze. Con la danza io ho riscattato il mio dolore, mi aiuta a combatterlo. Se ci fosse un ragazzo che ha vissuto o sta vivendo un percorso simile al mio gli direi vai in pista, ti sentirai bene.

Prossimi appuntamenti?

L. Luglio ai Campionati di Categoria.

F. Assolutamente, siamo proiettati lì.