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La Federazione

Così diversi da vedere così uguali nel sentire

L’eleganza delle danze standard, il ritmo sinuoso delle latino-americane, la sfrontatezza della breakdance, la piroettante informalità del boogie woogie: le note avvolgono la mente ancora fuori il Palapaternesi di Foligno, mentre gli occhi scorrono la grande scritta su fondo blu: Campionati italiani assoluti 2020.

Varcata la soglia è tutto un tripudio di colori, di sorrisi, di ammiccamenti e soprattutto di performance stupefacenti. Se si potesse catturare e accumulare l’energia che si sprigiona su questa pista si potrebbe illuminare… Las Vegas. La vita qui scorre a fiumi e libera il suo vigore in una sequenza di danze tanto differenti quanto affascinanti. Si dice che la diversità sia una ricchezza. Qui se ne ha una plastica raffigurazione. Stili, abiti, passi, acconciature: tutto è diverso da una danza all’altra, eppure c’è un filo conduttore che lega tutto. Quel filo è il bisogno insopprimibile che ha l’uomo di spostarsi nell’ambiente: è il movimento. Un’azione sospinta da un motore capace di sollecitare il nostro sistema delle emozioni come pochi altri possono fare: la musica.Danza e musica, una miscela esplosiva. Nitroglicerina.

Lo spettacolo è travolgente e… terapeutico. È un inno alla vita, ogni cattivo pensiero (e di certo in questo periodo non ne mancano) resta oltre le mura del Palazzetto e non ha diritto di ingresso.A dire il vero di spettacoli qui sono tre in uno. C’è uno spettacolo in pista, uno lungo il perimetro, l’altro sugli spalti. E se il primo e l’ultimo sono quasi scontati al punto da poter essere considerati “normali”, la sorpresa avviene intorno al “dance floor”. È il posto dove si sistemano gli atleti. Quelli che stanno per gareggiare e quelli che hanno appena finito di farlo.

C’è qualcosa che sulle prime ti sfugge, perché sfugge ai canoni di molti altri sport.Qui gli avversari si incitano, si applaudono, si abbracciano. Sorprendente. Si tengono il ritmo battendo le mani, si lanciano segnali di incoraggiamento e di approvazione. Qui, “vinca il migliore” non è uno stereotipo.Ma c’è anche un altro elemento che in questi campionati è emerso con forza: il rispetto tra atleti di discipline diverse. Gli “ultimi arrivati”, quelli della breakdance, sono stati encomiabili: hanno applaudito e sostenuto tutti, hanno persino mimato con i loro movimenti le colonne sonore dedicate alle danze standard e alle latino-americane. Un “tentativo” che sulle prime potrebbe essere considerato un ossimoro, ma a ben riflettere è solo un’altra plastica dimostrazione dell’integrazione, della coesione e della ricchezza che, per questo movimento così articolato, ha la diversità delle discipline.

Quello della Danza sportiva è un patrimonio che cresce, che ha la capacità di modificare in corsa, di intercettare e di valorizzare nuove tendenze che ora si affacciano a pieno titolo al mondo olimpico. Ogni danza ha le sue regole, il suo metro di giudizio, ma ha soprattutto la sua storia. È un patrimonio che rende speciale questo ambiente così diverso da vedere e così uguale nel “sentire”. Quella della danza è la storia millenaria dell’essere umano che si rivolgeva a miti e dei. Ma è stata ed è anche il “linguaggio” con cui si sono espresse condizioni sociali diverse e persino opposte. Scusate se è poco.

Dionisio Ciccarese