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Le loro storie, la nostra storia

L'addio alle competizioni di Marco Lustri e Alessia Radicchio e di Saverio Loria e Zeudi Zanetti in un clima di forte emozione che ha coinvolto atleti, pubblico, giudici, dipendenti e dirigenti federali


Che i Campionati di Danza Sportiva generino un flusso di emozioni è cosa scontata persino per chi non è addetto ai lavori. Gli abiti con i loro colori smaglianti, le acconciature da concorso di bellezza, la musica e le "evoluzioni" degli atleti si sono miscelati in un clima singolarissimo. Varcata la soglia del Palazzetto di Foligno (considerato un "luogo magico" dalle ultime generazioni di danzatori) si viene travolti dalla sensazione di aver appena superato una specie di Stargate che ti porta in un'altra dimensione. Ma in questi Assoluti agli abiti, alla musica, alla bellezza degli atleti e delle loro performance si è aggiunto un sentimento speciale: bello, ma, diciamolo pure, anche malinconico.


L'addio alle gare, dopo decenni di sacrifici, di successi e di sconfitte, di allenamenti, di crescita, di relazioni sono un scoglio difficile da superare. Tuttavia, la consapevolezza, l'orgoglio, il coraggio di passare il testimone hanno capovolto la patologia dell'addio e ne hanno fatto la fisiologia della continuità.


Marco Lustri, Alessia Radicchio, Saverio Loria e Zeudi Zanetti hanno lasciato in eredità un patrimonio immateriale di straordinario valore. Una ricchezza di risultati e di esempi che Chiara Fina e Marco Gabrielli, gli speaker internazionali della manifestazione, hanno magnificamente inquadrato nelle loro presentazioni da manuale.


I "nostri" quattro hanno storie bellissime e uniche alle loro spalle: da Saverio, emigrato dalla Sicilia per amore della danza, a Zeudi che pur di continuare a danzare ai massimi livelli non ha esitato ad affrontare la sfida con la sala operatoria, a Marco e Alessia che hanno rivolto il pensiero affettuoso e grato al loro maestro Fabio Selmi, un'icona della danza sportiva italiana, che ha avuto prima il merito di farli incontrare al suo compleanno e poi l'abilità di allenarli per portarli all'eccellenza.


Le medaglie dei quattro? Non si contano. Le loro affermazioni nazionali e internazionali? Tantissime. Ma ieri, nel momento magico del congedo, la loro costellazione di successi ha avuto un ruolo quasi secondario. L'unità di misura della grandezza di questi atleti non è stata, questa volta, nei loro strepitosi e invidiabili palmares, ma nei loro sentimenti e nella loro capacità di farli percepire. Sentimenti che li hanno portati a inneggiare (letteralmente) all'Italia, a ringraziare tutti coloro che li hanno affiancati e anche quelli che li hanno… avversati. Un capolavoro del cuore che ha raggiunto e pervaso la mente e ha generato lacrime di irrefrenabile commozione nel Palazzetto di Foligno.


Emozioni alle quali non è riuscito a sottrarsi neanche il presidente federale Michele Barbone che ha salutato i quattro campioni sulla pista del Palazzetto. La sequenza di abbracci ricevuta da tutti gli altri atleti di ogni disciplina sono stati, infine, il sigillo che ha sancito una vecchia intramontabile regola dello sport: il valore riconosce il valore.


Grazie ragazzi per quello che siete stati. Grazie per quello che siete.