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Mario Cecinati il grande campione che ha sempre voglia di lottare

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Ha gareggiato in tutte le categorie fino ad arrivare alla Professional Division. Orgoglioso di vincere per l’Italia. A 7 anni inizia per caso a ballare con la cugina, inizia a vincere, inizia a crescere come atleta e il suo cammino nel mondo della danza sportiva corre veloce verso i gradini più importanti dei podi nazionali ed internazionali. La svolta arriva con Sara. È il nuovo vicecampione del Mondo WDSF PD 10 Danze Mario Cecinati che in coppia con Sara Messina Denaro ha portato all’Italia un argento carico di passione, coraggio e fierezza.  

Partiamo dalla gara in Portogallo?

È stata difficilissima, molto dura, il livello degli atleti era altissimo. Io e Sara, ci siamo preparati tantissimo, ore e ore di allenamenti, sia fisici sia mentali. Volevamo, al nostro primo anno nella Professional Division, raggiungere quella finale che c’era sempre sfuggita di pochissimo negli anni passati.

Con che spirito avete affrontato la finale?

Siamo andati in finale sereni, preparatissimi, senza pensare al risultato. Per noi è stata una vittoria enorme perché abbiamo affrontato coppie che già conoscevamo: c’era il campione del mondo in carica, il finalista del campionato mondiale dello scorso anno, il finalista al campionato europeo. Il livello era incredibile, c’erano almeno 10 potenziali candidati a vincere al titolo. Noi siamo andati in Portogallo con la voglia di dimostrare quanto valiamo. Anche il pubblico ha giocato a nostro favore in un’atmosfera fantastica. Il livello degli atleti, il pubblico e l’atmosfera ci hanno caricato al massimo e round dopo round abbiamo messo in pista tutto ciò che avevamo.

Il momento decisivo?

Quando hanno chiamato il nostro nome. Siamo entrati in pista come ultima coppia e con il Tango come prima danza. Al termine dell’assolo di Tango abbiamo visto la giuria, ci siamo girati verso il display luminoso ed eravamo secondi in classifica. L’euforia era al massimo, ma abbiamo dovuto contenerla e concentrarci unicamente sulle altre 9 danze. Con quel livello di coppie in gara sapevo bene che nella disciplina Standard avevamo alcuni punti deboli, mentre nelle Latino Americane sapevamo di essere fra le migliori. Ballo dopo ballo vedevamo che la nostra classifica rimaneva invariata. I punti di distacco dai primi, che poi si sono confermati campioni, erano pochissimi: nelle danze Standard la distanza era di un paio di punti mentre nelle Latine di pochi decimi. È stato davvero fantastico con emozioni incredibili.

Come e quando hai scoperto la danza sportiva?

Ho iniziato come tutti i ragazzi a praticare calcio, avevo 7 anni. Per caso un giorno ero con mia zia che accompagnava mia cugina di 4 anni a lezione di ballo, quel giorno le mancava il ballerino così mi chiese di sostituirlo e da lì ho iniziato. Prima a fasi alterne poi è diventato il mio sport. Ho fatto coppia fissa con mia cugina per 18 anni, poi è arrivata Sara con la quale sono legato anche nella vita.

Già Sara, la donna della svolta…

Dopo 18 anni di ballo con mia cugina mi sono reso conto che per passare di livello dovevo cambiare la mia partner. Così all’età di 24 ho proposto ai miei maestri di ballare con Sara che era ed è la mia fidanzata. Erano perplessi all’inizio poi si sono dovuti ricredere. Ad un certo punto mi avevano prospettato anche di andare all’estero, proposta che rifiutai subito. Volevo vincere per l’Italia e restare a competere qui. Così ho deciso di coinvolgere Sara. La scelta è stata vincente sia sportivamente sia umanamente.

Per arrivare ad alti livelli nello sport c’è un segreto?

Per me è l’umiltà. Devo ringraziare la mia prima insegnante. Mi ricordo perfettamente che mi disse: “Se vuoi arrivare ad alti livelli devi lasciarmi e trovare insegnanti più bravi. Tutto quello che potevo insegnarti l’ho fatto”.  Quella frase cambiò il mio modo di vedere la vita e il mondo. Grazie a lei ho intrapreso la mia strada fino ad arrivare al mio attuale insegnante che mi ha aperto la mente sulla danza non facendomi focalizzare solo sulla singola disciplina, ma aprendomi alla conoscenza di più discipline. Così sono arrivato alle 10 Danze.

È stato semplice?

Per nulla! Sia a livello di allenamenti sia mentalmente l’impegno è doppio. Devi imparare ad avere una maggiore gestione del tempo e del denaro; le spese, ad esempio, si sono raddoppiate. Ho fatto tutto il percorso: dalla base fino alla Professional Division. È stato un percorso lungo, faticoso ma ricco di soddisfazioni.

Ultima domanda. Che consiglio daresti ad un giovane che volesse affacciarsi a questo sport?

Di non farsi dire mai da nessuno quello che bisogna fare nella vita. Se si sceglie di fare uno sport bisogna farlo con costanza, sacrificio e dedizione. Io non conosco la mia adolescenza, come immagino tutti gli sportivi, non conosco un’uscita con gli amici, una gita scolastica. Tutto quello che ho fatto l’ho fatto rimboccandomi le maniche, trovando lavori extra per pagarmi le lezioni e per percorrere la mia strada. Quello che dico sempre è di credere in sé stessi perché non sai mai la vita cosa può riservarti. Un consiglio finale che posso dare è quello di non mollare mai perché la vita è piena di ostacoli, ma ci sono perché devono essere superati. Ringrazio tutte le volte che mi hanno battuto, che sono stato sconfitto perché è stato proprio in quei momenti che ho imparato a rialzarmi. Mi guardo indietro e mi sento di dire grazie a chi mi ha sconfitto perché mi ha insegnato a lottare.

 

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