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La Danza sportiva? Un distillato di fair play ed eleganza

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Sono schierati lì, sul parquet del Palazzetto, gli occhi del pubblico di Foligno sono tutti puntati su di loro. E loro scalpitano mentre l’udito di tutti è orientato verso le voci di Chiara Fina e Marco Gabrielli, i due speaker internazionali, che la sanno lunga in quanto a presentazioni e premiazioni. E i due, quando si tratta delle premiazioni, ne approfittano, giocando simpaticamente al gatto e al topo.

 

Dodici atleti, sei coppie, con i loro abiti che sono a turno elegantissimi o originalissimi per colore e taglio. I colori, infatti, spesso sono abbaglianti, le acconciature “statuarie” come i fisici degli atleti modellati sotto la pressione di ore, settimane, mesi di allenamenti.

 

Bisogna vederla una gara di Danza sportiva per rendersi conto del livello di preparazione atletica di questi ragazzi. E bisogna vederli anche per rendersi conto della plasticità dei loro gesti, del rigore dei loro movimenti, della precisione dei loro passi. Forza, resistenza e tecnica: qui c’è tutto. L’armonia sinuosa e definita dei loro muscoli dice tanto su questo sport.

 

Ma adesso loro sono lì ansimanti al centro della pista. I lunghi respiri per ridurre il fiatone delle ultime prove si alternano ai sospiri in attesa del risultato. Sono lì, sei coppie, una accanto all’altra: c’è chi guarda verso Chiara e Marco, volti e voci familiari per chi gareggia, altri chiudono gli occhi in attesa del verdetto.

 

“Al sesto posto si sono classificati…”, la pausa arriva scontata, ma quei nanosecondi sono un’eternità per chi è al centro della pista. Ed eccoli i nomi. Di sicuro chi è sesto sperava di meglio, ma essere tra i primi sei in Italia non è impresa da poco visto che in gara ci sono centinaia di coppie. E mentre si dirigono verso il palco a sospingerli c’è l’applauso del pubblico, ma soprattutto quello delle altre cinque coppie con le quali si sono contesi la finale. Nessuno meglio di un atleta può comprendere il percorso e lo stato d’animo di chi una gara la prepara e la sospira.

 

Ed è la volta della quinta coppia, poi della quarta. Il rito si ripete tra applausi, l’urlo dei tifosi e qualche lacrima che scende. Di gioia o di delusione? Chissà. Ma nello sport gioia e delusione sono due facce della stessa medaglia. E a proposito di medaglie, eccoci al podio. Sale la frequenza cardiaca e con essa la pressione. Qui ci si gioca tutto. “Al terzo posto…”, declama Chiara, mentre a Marco tocca fare i nomi che assomigliano alle secche detonazioni di due fucilate.

 

Signori, siamo al dunque. Siamo alla medaglia d’argento. Appena conosceremo i nomi dei secondi sapremo tutti, per… sottrazione, quali sono i nomi dei primi. Ma loro quattro come stanno vivendo questi interminabili secondi?

Beh, c’è un gesto ricorrente in questi giorni di campionati Assoluti. Un rito spontaneo, un distillato di fair play che non è frequente. Prima di decretare l’assegnazione della medaglia d’argento i “quattro” si abbracciano e si complimentano tra loro. Come si dice: comunque vada sarà un successo.

 

Ed è in questa bolla in cui scompare il vociare del pubblico che arriva il tiro mancino della regia musicale: il battito accelerato di un cuore risuona in questo palazzetto come se avesse superato il muro della cassa toracica di questi nostri quattro eroi in finale.

 

Ed eccoli i nomi e mentre la coppia d’argento si avvia al podio i vincitori prima si abbracciano e poi si producono in una serie di inchini di saluto al pubblico (un rituale bello, ricorrente ed elegante alla fine di ogni gara). C’è l’orgoglio di far parte di un movimento bello e solidale che vuole condividere valori alti dello sport.

 

C’è tanto agonismo, tanto sudore e tanta fatica, ma c’è soprattutto eleganza su questa pista. Questo sport esprime raffinatezza senza togliere nulla alla muscolarità della prestazione. Ci si può innamorare della Danza sportiva. Sì, perdutamente.

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