images/media/k2/items/cache/medium/6cd7000b5fdc149d15c15e2b49b0ac68_L.jpg
Ultim'ora

Lucchese un bronzo forgiato dalla passione e da un regalo

Stampa

La chiave della passione sportiva spesse volte si nasconde in alcuni momenti della vita. Come quando da bambino ti capita di dover accontentare i tuoi genitori e, senza volerlo, ti ritrovi a vivere in un mondo fantastico che scopri di non voler più abbandonare.  È, forse, questo uno dei segreti di Giacomo Lucchese, da oltre vent’anni nel mondo della danza sportiva, che di recente ha ottenuto, in coppia con Francesca Berardi, un bronzo nel WDSF PD European Championship Latin in Germania.


Tutto secondo i programmi?


Diciamo di sì. Il giorno prima della partenza è stato un incubo, hanno cancellato i voli e siamo dovuti andare in taxi da Francoforte a Stoccarda, insomma è stato tutto un po’ burrascoso. Però il sabato, il giorno della gara, ci sentivamo benissimo e le sensazioni erano molto buone.


La gara l’ha dimostrato…


Sì. Al primo round non c’erano tante persone, quindi eravamo un po’ scarichi, mentre al serale c’era tanta gente ed è stato una bellissima sensazione. Abbiamo ballato molto bene, eravamo molto carichi. Viste le premesse del viaggio iniziale devo dire che è andato tutto alla grande. Alla finale ovviamente volevamo fare meglio, ma il nostro terzo posto è stato il risultato più giusto.


Perché la danza sportiva?


Per un patto con i miei genitori.


Vale a dire?


I miei genitori frequentavano un corso di ballo e anche mia sorella ballava. I miei insistevano tanto perché provassi, avevo 7 anni, e allora ho fatto un patto con loro: “Voi mi comprate un cane e io vi accontento”. E così è andata! Mi regalarono un cane, un siberian husky che chiamai Alex. Avevo scelto quel nome da Alexander, un lupo del “Libro della Giungla”.


Si può dire che hai iniziato grazie ad Alex?


In un certo senso sì.


E dopo il patto?


Ho frequentato un corso di ballo per 6 mesi, ma alla fine ho mollato. Per circa un anno sono stato fuori dal mondo della danza ma poi, visto che mia sorella continuava a ballare, che continuava a gareggiare mi sono riaffacciato, e da quel momento non l’ho più abbandonato. Diciamo che in un certo senso sono stato trascinato nel mondo della danza sportiva. Avvicinarsi a questo sport è molto difficile.


Perché?


La danza sportiva non è vista come un vero sport, si pensa subito alla danza classica. Per cui soprattutto da parte dei maschietti c’è molta paura e disinteresse. Bisogna invece spiegare che è un mondo bellissimo. Quando vado nelle scuole parlo proprio di questo. Molti di loro incuriositi provano e spesso si appassionano e rimangono nella danza sportiva.


E per te cosa è la danza sportiva?


Per me è uno sport al 100 per 100, ci alleniamo tutti i giorni, ore e ore di preparazione fisica e mentale. L’aspetto più bello di quando scendi in pista però è l’aspetto emozionale: coinvolgere il pubblico, sentire il loro entusiasmo. Ballare con tanto pubblico che ti guarda, è una spinta in più a far bene per te stesso e per loro. Emozionare è il senso profondo della danza sportiva. Esprimere quello che senti, quello che la musica ti trasmette è fondamentale. Se riesci poi ad esternarlo e a coinvolgere il pubblico quello che vivi è una sensazione unica, che vuoi riproporre sempre.


Quindi il pubblico è determinante…


Certo! Noi cerchiamo sempre un feedback dal pubblico. Quando il pubblico ti supporta, quando ti applaude, quando ti incita, noi ballerini ci sentiamo spronati a fare ancora meglio e se siamo stanchi, dentro di noi riusciamo a trovare quelle energie per dare tutto fino alla fine.


Motivazione o passione: una miscela esplosiva.


La danza è un mix perfetto di entrambi. La danza sportiva è uno sport molto duro quindi ogni giorno dentro di te devi trovare le giuste motivazioni per continuare nella strada che hai intrapreso. Poi certo la passione! È lei che ci guida, che ci fa allenare, che ci fa essere felici anche quando siamo a casa e che ci fa continuare a vivere ogni giorno questo mondo meraviglioso. 

Altre News